Aquileia: inestimabile valore archeologico
Insieme a Ravenna, rappresenta uno dei più importanti siti archeologici dell'Italia settentrionale. A testimonianza di ciò, i numerosi reperti - ritratti, statue, rilievi funerari, terrecotte, e poi bronzi, vetri, ambre, gemme, iscrizioni... - custoditi dalle due strutture museali cittadine: il Museo Archeologico Nazionale, ospitato all'interno della ottocentesca Villa Cassis Faraone, e il Museo Paleocristiano.
Immersa in un paesaggio verdissimo, tra campagne ed architetture rurali e moderne, Aquileia possiede una zona abitata, comprendente l'area circostante la basilica patriarcale e reperti di epoca romana, e una regione meridionale ricca di terreni coltivati e boschi di macchia. Cifra identificativa della città, la straordinaria fusione di passato e presente: i frammenti e le tessere di mosaici, ad esempio, si trovano comunemente nei terreni agricoli, così come le abitazioni private possiedono, all'interno delle murature, o nei giardini, iscrizioni e pietre lavorate...
Il 1996 l'anno di inizio degli studi che hanno indagato, nel territorio aquileiano, le tracce di un insediamento protostorico distrutto da un'inondazione verificatasi nel VII secolo. Qui, nel 181, e precisamente in una umida piana alluvionale disseminata di querce, carpini ed orniola, venne fondata la colonia romana con strategica funzione difensiva dai Galli. Una struttura urbanistica di impronta militare, con pianta quadrangolare, decumano e cardine massimo, e divisa in insulae caratterizza Aquileia, nodale emporio commerciale e centro amministrativo dalla fitta rete viaria. Municipio dopo l'89 a. C. e capitale della X Regio 'Venetia et Histria' sotto Cesare Augusto, la città viene celebrata dagli scritti di Ausonio. Tra i suoi ambiti di eccellenza, la vendita di articoli di lusso, tra cui spezie, stoffe e pietre preziose, e poi la lavorazione artigianale di pietra, vetro, terracotta e marmo, ed ancora la creazione di meravigliosi mosaici.
Con Diocleziano, Aquileia attraversa la fase del suo massimo splendore, viene dotata di una zecca e di una flotta, diviene uno dei maggiori centri di diffusione del messaggio cristiano. Superati gli assedi dei Quadi e dei Marcomanni, ed in seguito anche quello di Alarico, la città soccombe però nel 452 ad Attila, che fa spargere sale sulle sue rovine... Nei secoli successivi Aquileia alternerà fasi di rinnovata prosperità - ad esempio con Carlo Magno - a periodi di decadenza, per poi essere inglobata, nel 1509, nel Sacro Romano Impero, ed essere restituita a Venezia alla fine della guerra di Cambrai.
Questa la biografia aquileiana, che ha fatto della città una delle più grandi e ricche dell'Impero Romano, come esplicitato nelle motivazioni del suo inserimento all'interno dei siti Unesco, comprendenti anche il suo ruolo fondamentale nella diffusione del cristianesimo e la incredibile ricchezza del suo patrimonio ancora sepolto, che le assicurano un afflusso di turisti in vacanza in Friuli anche per il futuro.
Tra le tracce di passato rinvenute dal 1930 ai giorni nostri, tramite scavi geograficamente discontinui e non coordinati da un percorso archeologico-turistico, è possibile operare una prima macrodivisione in edifici dedicati alla vita privata e costruzioni funzionali allo svolgimento della vita pubblica. Tra questi, citiamo, in primis, il Foro, tuttora oggetto di scavi, ed ovviamente centro nevralgico della vita sociale. Sul suo sito, nel punto di intersezione tra cardo e decumano, si dipartiva la centuriazione di tutto l'agro circostante. Particolarmente attrattivo, poi, è il porto fluviale, che misurava 48 metri di larghezza e 300 di lunghezza, con la antica banchina e gli 'horrea', ovvero gli antichi magazzini contenenti derrate alimentari. Al di fuori della cinta muraria difensiva, poi, si trova il sepolcreto, appartenente alla antica necropoli dove si trovano esempi di sepoltura per inumazione e per incinerazione, tutte decorate da raffinate decorazioni in pietra.
Letteralmente magnifico è anche il complesso delle basiliche, costituito da due aule paleocristiane del vescovo Teodoro, risalenti al IV secolo e collegate tra loro da un corridoio centrale dove, originariamente, si svolgeva la cerimonia battesimale dei catecumeni. Vanto della Basilica Patriarcale, l'immenso pavimento a mosaico dallo stile di matrice ellenistica, coincidente con quello dell'Aula Teodoriana e perfettamente conservato grazie alla protezione delle pavimentazioni successive.
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