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Il viaggio tra i ricordi di Lino Malaspina

Il viaggio tra i ricordi di Lino Malaspina | Allianz Global Assistance

Nella prima puntata della mini serie From Zerba with Love Lino Malaspina ripercorre il viaggio della sua vita che lo ha portato a migrare per lavoro per poi fare ritorno a Zerba.

La prima puntata della mini serie From Zerba with Love vede come protagonista Lino Malaspina, un uomo di ottant'anni, nato a Orezzoli. Cresciuto insieme alla famiglia e ai suoi sette fratelli in un mondo agro-pastorale, negli anni '60 intraprende il suo primo viaggio importante. Lino ha scelto di emigrare a Milano, proprio in quel momento storico in cui le zone di campagna e di montagna iniziavano a spopolarsi per via del fenomeno migratorio verso le produttive pianure del Nord Italia. Inizialmente imbianchino è diventato poi un caldaista, professione che ha svolto fino alla pensione.
Il viaggio più significativo della sua vita, però, è stato quello di ritorno a Zerba, avvenuto circa 20 anni fa insieme alla moglie e ai due figli.

Mentre i figli hanno continuato gli studi in questi territori di montagna, Lino e la moglie hanno acquistato alcuni appezzamenti di terreno dai quali ha preso vita una piccola azienda agricola a conduzione familiare: un'esperienza che ha visto la sua conclusione per dare modo ai suoi ragazzi di intraprendere il loro personale viaggio di vita.

Oggi nonostante i suoi ottant'anni Lino non vuole smettere di fare ciò che ha sempre fatto e prosegue più vitale che mai nei suoi impegni quotidiani. Non è difficile, infatti, trovarlo in giro per Zerba a trasportare legna, oppure nei boschi che circondano il borgo non appena vedono la luce i primi funghi.

Lino Malaspina, intervista a un uomo che ha scelto di tornare alle sue origini

1. Lei è nato a pochi chilometri da Zerba e si è poi trasferito per lavoro a Milano. Perché ha deciso di tornare proprio a Zerba? Che cosa le ha dato questo luogo?

Mi sono trasferito a Zerba per diversi motivi: mia figlia Laura voleva studiare per diventare perito agrario, anche se poi ha cambiato mestiere e mia moglie è cresciuta qui, così abbiamo sistemato la casa dove è nata e dove ora viviamo. Dopo anni di lavoro, raggiunta la pensione, abbiamo quindi deciso di ritornare alle nostre origini e abbiamo cominciato a fare gli agricoltori. Per un periodo abbiamo avuto degli animali e ho provato anche a fare il formaggio in ricordo della mia mamma che ne faceva di molto buono.

2. Che cosa ha significato per lei il trasferimento in una grande metropoli come Milano e come ha vissuto questo viaggio di cambiamento?

Non è stato male andare a Milano anche se per me è stata prima di tutto una necessità: mio padre a Orezzoli aveva poco terreno e dovendo dividerlo fra tutti e sette i figli non rimaneva molto. A Milano sono andato in una zona dove c'erano tante persone dei paesi qui attorno. Mi sono trovato bene: ho preso prima una casa in affitto e poi sono riuscito a comprarne una per me e la mia famiglia. Inizialmente ho fatto l'imbianchino, ma poi per via dell'allergia ho dovuto cambiare mestiere e ho cominciato a lavorare come caldaista. All'epoca a Milano si viveva bene: i milanesi erano liberi, nessuno metteva chiavi alle porte. Quando sono andato in pensione, invece, avevo fra le mani 3 chili e mezzo di chiavi perché le persone chiudevano qualsiasi cosa.

Il fatto che ci fossero persone anche di paesi come Santo Stefano, Alpepiana, Vicomezzano ha sicuramente favorito la socialità: eravamo tutti a Milano e siamo rimasti tutti in contatto. Facendo il caldaista avevo poco tempo a disposizione però trovavo sempre qualche ora per ritrovarmi con la gente del paese per fare una partita a carte. Ci si conosceva un po' tutti anche perché o si faceva il caldaista oppure l'autista di camion. D'estate poi tornavo al mio paese per qualche mese.

Il viaggio tra i ricordi di Lino Malaspina | Allianz Global Assistance

3. I suoi figli hanno fatto un percorso inverso rispetto al suo: nati e cresciuti in una grande metropoli si sono stabiliti insieme a lei a Zerba dove hanno terminato la loro formazione. Cosa ha significato questo per loro?

Quando siamo tornati a Zerba per loro è stata una liberazione perché avevano tutti e due voglia di stare qui. I miei figli quando tornavamo qui d'estate si trovavano bene, ed è anche per questo che abbiamo deciso di ritornare. Non hanno mai ripensato a questa scelta. Anzi, quando ero in pensione sono tornato a Milano per un certo periodo ed è venuto con me anche mio figlio Massimo. Lui ha trovato subito lavoro con un contratto a tempo indeterminato con delle buone condizioni in un'azienda di caldaie. Siamo rimasti a Milano per altri 4 anni, ma poi abbiamo deciso di tornare qui definitivamente.

4. Come si è modificata Zerba da quando lei era bambino a oggi?

I paesi restano un po' quello che sono, non hanno subito grosse evoluzioni: le persone lavorano a Milano e di base rimangono lì, qui d'estate c'è poca gente. Zerba non è cambiata. L'unica cosa che forse è cambiata è che qualcuno ha sistemato la propria casa in estate.

Rispetto alle grandi città qui ho sempre avvertito uno spirito di solidarietà e su questo vorrei raccontare una storia. Quando ho dovuto rifare il tetto della mia casa di infanzia ho tagliato un albero che non era mio per recuperare la legna e il proprietario se n'è accorto e me l'ha detto. Mia mamma mi ha sgridato, mentre quel signore è addirittura venuto ad aiutarmi nei lavori.

Il viaggio di andata e ritorno tra Zerba e Milano ha insegnato a Lino il valore delle sue radici, amplificando il senso di appartenenza verso i luoghi della sua infanzia e dandogli prova dell'importanza dello spirito di solidarietà.

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