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Pierpaolo Verdecchi e il racconto di una ritrovata umanità
Pierpaolo Verdecchi racconta il significato della mini serie From Zerba with Love e del viaggio che lo ha condotto fino Zerba, un piccolo borgo della Val Boreca.
Il piccolo paesino di Zerba ha un cuore fatto di persone, ciascuna con la propria esperienza di vita, i propri sogni e le proprie peculiarità. La prima personalità che conosciamo all'interno di From Zerba with Love ne è allo stesso tempo protagonista e narratore. Pierpaolo Verdecchi, classe 1977 è un regista che ha iniziato realizzando reportage fotografici su temi sociali, pubblicati anche su settimanali e riviste di approfondimento foto giornalistiche, per poi diventare operatore video per alcuni programmi di Rai 3 sul mondo del lavoro.
Nel 2017 ha realizzato il suo primo lungometraggio, "Babylonia mon Amour", mentre nel 2019 ha compiuto un'altra significativa scelta di vita: andare a vivere a Zerba, un borgo dell'Appennino Ligure-Emiliano dove tutt'ora si dedica alla montagna e ai suoi progetti filmici.
Pierpaolo Verdecchi, intervista al regista di Zerba
1. Perché hai deciso di vivere a Zerba?
Erano anni che pensavo a delle località simili, ne ho parlato anche con qualche amico, ma poi questo progetto non trovava mai conclusione. Mi ha spinto sicuramente una ricerca di spazio, fisico e simbolico. L'abbandono di paesi come Zerba lascia un vuoto, dove però è possibile sperimentare nuovi modi di vivere: organizzare feste aggregative per le serate estive, concerti sui prati in quota, far nascere un parco d'arte, realizzare iniziative che creano umanità e comunità. Stare lontano dalle comodità più futili mi regala qualcosa di altro, mi tiene sveglio. La cultura agro-pastorale estinta, è estinta anche qui, però non sembra esserci neanche la cultura egemone che si vive nelle città o nelle provincie.
2. Come sei venuto a conoscenza dell'esistenza di questo borgo?
Avevo interesse a non stare lontano da Genova e prima di trovare Zerba ho girato parecchio in furgone l'Appennino, specialmente quello Emiliano-Ligure. La Val Boreca mi ha colpito da subito per la sua potenza e al tempo stesso per la sua asprezza, fitta di boschi scoscesi, sperduta, di una bellezza tutta sua. E poi, nel mio incontro con Zerba, è intervenuto il caso: qui ho conosciuto una famiglia che aveva dei terreni in disuso, come tutti. Si sono aperti ad alcuni miei progetti basati su una coltura di frutti di bosco, è nata una simpatia e in qualche modo una collaborazione.
3. Cosa hai trovato a Zerba che non c'era dove vivevi prima?
Negli ultimi anni ho vissuto in maniera abbastanza nomade fra la Spagna e l'Italia, prima ancora ho vissuto molti anni in Etruria, terre bellissime ma ormai compromesse dagli invasivi interessi economici sui territori. L'abbandono e lo spopolamento che ci sono in luoghi come Zerba possono essere un motivo per porsi qualche domanda, su come siamo finiti a vivere, su come manchi nella società l'essere umano, i paradossi!
4. Cosa ti sta insegnando questo viaggio?
Allontanando la paura le scelte da fare diventano più lucide. Mi chiedo come mai le persone non cominciano a riabitare l'entroterra e le piccole realtà del Paese. Ci manca una visione nuova del mondo?
Il viaggio di Pierpaolo lo ha portato a comprendere l'importanza di uno stile di vita autentico, scandito da ritmi lenti e dettati dalla natura. Zerba è il luogo dove per lui tutto questo diventa possibile grazie a un mai perduto senso di umanità.