Civita di Bagnoregio, la città che muore
Tra le province di Viterbo e Terni, posta su un'altura da cui sovrasta le vallate formate dai torrenti Chiaro e Torbido, lo spettacolo unico di Civita di Bagnoregio, piccolissima frazione avvolta in un'atmosfera magica ed in totale assenza di automobili. A causa del progressivo ed inesorabile franare delle pareti di tufo circostanti il suo destino è già previsto e si scrive ogni giorno, lettera dopo lettera: per questo il borgo viterbese si trasforma nella 'città che muore'...
Patria del monaco-filosofo francescano san Bonaventura, Civita è incastonata su una rupe a 443 metri di altitudine sul livello del mare ed è collegata al resto del mondo tramite un ponte pedonale in cemento armato della lunghezza di 300 metri, ricostruito due volte in seguito alle esplosioni del secondo conflitto mondiale.
Dal punto di vista geologico il territorio di Civita è costituito da due formazioni distinte: la più antica e basilare, di matrice marina, ha un'anima argillosa, mentre negli strati più superficiali si trovano materiali tufacei e lava. Che, sottoposti all'azione dei torrenti e degli agenti atmosferici, ma anche a causa del disboscamento, si sgretolano. Si originano, inoltre, i pittoreschi 'calanchi' che identificano il paesaggio: si tratta, più precisamente, di creste argillose ondulate ed in alcuni casi molto sottili, spesso posti su pareti ripide come 'Montione' e 'Cattedrale'. L'argillosità del territorio, inoltre, determina le caratteristiche di una vegetazione rada, tra cespugli, rovi, canne, ginestre, olmi e rose canine. A popolare questo mondo, volpi, donnole, tassi, cinghiali, e poi ricci, istrici, tortore ed upupe.
Nell'ambito della originaria struttura urbanistica di stampo etrusco, con cardi e decumani adottati anche dai Romani, Civita presenta edifici e strutture medievali e rinascimentali. Unico accesso per scoprire questo incredibile paesino è la Porta santa Maria, detta anche 'Cava'. Tradizionalmente attribuita al Vignola, questa porta è dotata di arco in peperino e sormontata da due leoni che tengono tra gli artigli due teste umane, come metafora della vittoria degli abitanti del borgo sui tiranni Monaldeschi.
Nella breccia e terriccio che costituiscono la particolare pavimentazione di piazza san Donato, invece, sorge la chiesa omonima, di origine romanica ma rimaneggiata nel XVI secolo; al suo interno sono custoditi un affresco della scuola del Perugino e un crocifisso quattrocentesco della scuola di Donatello, considerato miracoloso, ed assoluto protagonista nella Processione del Venerdì Santo. A sinistra del campanile della piazza, invece, e fiancheggiante le antiche carceri, si trova il passaggio per piazza dell'Episcopio, mentre da sud si diparte via della Maestà. Anticamente questa si srotolava fino a Porta della Maestà - crollata a causa del tragico terremoto - da dove si originava la stradina per la fonte di Civita, sede di leggendarie e terapeutiche acque termali.
Tra le case civitesi - tipici esemplari di architettura viterbese medievale dotati di balconcini e scalette esterne - si trovano i palazzi rinascimentali dei Colesanti, dei Bocca e degli Alemanni. Meravigliosi i vicoletti, con i loro archetti, le piccole piazze e i cortili in cui sorgono gli edifici ornati da bifore, profferli e portali in peperino. Spesso, al loro interno, trovano collocazione suggestive botteghe di artigianato in cui entrare a curiosare per osservare dal vivo i mestieri del tempo che fu...
Molto belli anche il tempietto di san Bonaventura, la Porta Albana - disegnata dall'architetto Ippolito Scalza - e la cattedrale di san Nicola, ma anche la chiesa romanico-gotica dell'Annunziata, con il suo campanile settecentesco, ed il chiostro cinquecentesco realizzato dall'architetto Sammicheli.
Tra tutte le bellezze architettoniche cittadine veneratissima risulta essere la grotta di san Bonaventura, con ogni probabilità sorta su una antica tomba etrusca.
Il magico mondo di Civita di Bagnoregio, oltre ai paesaggi incredibili e alle architetture, trova negli appuntamenti ed eventi uno dei suoi punti di forza: in calendario, ad esempio, la rinomata rassegna estiva 'Civit'arte', a base di teatro, danza e musica, oppure 'La Tonna', che si svolge, in tutto il suo folklore, nella prima domenica di giugno e nella seconda di settembre nella piazza principale - dopo la processione nel borgo, via a questa competizione amatissima dai residenti: la corsa dei somari con fantino! Se a metà ottobre, poi, si offrono caldarroste ai turisti nell'ambito della gustosissima sagra della castagna, durante le feste natalizie si svolge un presepe vivente reso magico dalla spettacolare cornice del luogo. Da non perdere, infine, l'opportunità di partecipare ad una delle escursioni organizzate tra i calanchi, affidandosi alla guida di persone esperte in considerazione della assenza di sentieri e percorsi segnati, ma anche della difficile percorrenza del terreno in caso di pioggia.
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